11/01/2019-12/01/2019 teatro

venerdì 11 e sabato 12 gennaio ore 21 | teatro
Frattaroli | Pascale
4.48 PSYCHOSIS
di Sarah Kane
in forma di Sinfonia per voce sola
elaborazioni musicali, video, scena, regia Enrico Frattaroli
con Mariateresa Pascale
edizione digital-live con Patrizia Polia soprano, Diego Procoli pianoforte
responsabile tecnico Renato Barattucci
produzione Frattaroli – Pascale
in collaborazione con Florian Metateatro e con il sostegno del Festival Castel dei Mondi

Una ‘messa in concerto’ dell’ultimo testo di Sarah Kane. La musica dei suoi versi in risonanza con musiche di Gustav Mahler e P. J. Harvey. Protagonista è la poesia stessa nelle forme liriche, narrative, dialogiche, grafiche della scrittura dell’autrice.


Sinfonia per voce sola è una messa in concerto dell’ultimo testo di Sarah Kane: la musica dei suoi versi in risonanza con musiche di Gustav Mahler e P. J. Harvey. In scena, protagonista è la poesia stessa, variegata nelle forme liriche, narrative, dialogiche, grafiche della sua scrittura, testualmente e scenicamente affidata alla voce sola di Mariateresa Pascale. «Scriverlo mi ha uccisa» annota Sarah Kane sul biglietto allegato alla copia di 4.48 Psychosis lasciata a Mal Kenyon, la sua agente letteraria, il giorno del suo suicidio. Il suo ultimo dramma, perfezionato fino all’ultimo istante della sua vita, è anche il suo testamento poetico. Una scrittura che noi ereditiamo, un atto poetico assoluto di cui ci chiede di essere testimoni, spettatori, amanti: Convalidatemi /Autenticatemi / Guardatemi / Amatemi.
«Addio! Addio!» scrive Mahler sui pentagrammi vuoti delle pagine manoscritte dell’Adagissimo. Ventisette misure i cui pianissimo conducono la Nona Sinfonia alle soglie del silenzio e che qui si intonano con le parti più liriche del poema, mentre Rid of me, To bring you my love, The slow drug, le composizioni di P. J. Harvey – coeve alla scrittura drammaturgica di Sarah Kane e dal sapore decisamente rock – ne sostengono le invettive più aspre e graffianti. Una distanza che non ha escluso simmetriche intersezioni, ibridazioni, convergenze.
L’edizione presentata al Teatro del Lido, e che ha visto la luce in prima assoluta al Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi, si avvale della partecipazione del soprano Patrizia Polia e del pianista Diego Procoli. Essi non eseguono dal vivo quanto già previsto dalla partitura digitale, ma interagiscono con essa su pentagrammi ulteriori, sia nei brani di Mahler (dove erano già), sia in quelli di P. J. Harvey (dove non erano ancora), che nei dialoghi (dov’erano affatto imprevisti). La loro presenza in scena istituisce un piano inedito, intermedio fra testo dal vivo e colonna in audio digitale, e tra le stesse voci in dialogo.
Le parti dialogiche del poema – le cui voci rinviano, implicitamente, alla stessa Kane e al suo psichiatra – hanno, paradossalmente, valore di tacet. Sono momenti in cui l’opera si sospende ed il regista si rivolge, letteralmente, all’attrice, che al regista risponde. Ed è proprio per il loro valore di silenzio poetico che sono parte dell’opera teatrale, del concerto, della poesia, come bianchi di scena.
Non la musica soltanto è chiamata a fare parte della concertazione. Un flusso di immagini tratte dalla disposizione grafica del testo, o ad essa ispirate, si attengono al poema seguendo le variazioni agogico-dinamiche dell’intera partitura verbale e musicale. Sono diagnosi, numeri, sigle, geometrie e combinazioni di parole, ma anche cancellature, pagine gualcite, pellicole graffiate, coniugate di volta in volta con declinazioni postume, come in effigie, dello spazio scenico: sale da concerto devastate, pianoforti distrutti, stanze abbandonate, deserti di contenzione, fabbriche obsolete, teatri in rovina…
Un’archeologia di scena in cui, dopo l’ultima immagine, l’ultima parola, l’ultima nota, l’ultimo silenzio (citando Mallarmé): Nulla avrà avuto luogo / se non il luogo / eccetto / forse / una costellazione. Al fine di (per chiudere con i versi di Sarah Kane):
Guardare le stelle
predire il passato
e cambiare il mondo in una eclissi d’argento
Enrico Frattaroli